Istanbul: "Man and Woman"


Le donne, soprattutto, mi attraggono. Per ragioni ormonali, anzitutto; per le tante letture infantili impregnate di fate turchine (anche); ma, e sopra a tutto, per questo loro incedere (almeno le nuove generazioni) ancora sanamente a metà tra oriente e occidente: scampate all’umiliazione del burqa, come alla falsa emancipazione del femminismo euroamericano che, dai e dai, ha finito per sostituire all'umiliazione del corpo femminile castrato e celato, l’umiliazione del corpo femminile smerciato e sventrato, ma senza di fatto mutare risultato.

La donna turca, come più in generale le donne di ogni islamismo stemperato da medievali ortodossie e adeguatamente laicizzato, pare invece vivere ancora la speranza di una femminilità che sia davvero tale: non piegata all'emulazione del maschio né soggiogata dalla sua ombra oppressiva; una femminilità che sia, e ci dia, la possibilità di giocare al “gioco dell’umanità” con regole diverse e ad oggi assai poco sperimentate.

Ma, appunto, è una speranza e forse più mia che loro che, invece, con tutta probabilità, sogneranno di fare le veline o le coranine in una delle tante subnormali trasmissioni televisive che anche qui comunque non mancano, pur nella loro versione castigata che, tuttavia, per quanto si prodighi a coprire i corpi, non riesce a coprire la pochezza dell’anima quando un qualsiasi contenitore la riduce a simulacro di un cotillon da spacciare sorridendo al primo rintronato telespettatore che al telefono implora “un aiutino”.

Per quel che concerne i maschietti, invece, si vede che se ne vanno in giro ancora tutti belli tronfi della loro virilità non minacciata dai competitor virago delle loro spose, amanti, fidanzate che, invece, da noi, stanno mietendo vittime a mazzetti costringendo milioni di ometti, bene che vada, a tentare di sconfiggere la virago col viagra o, peggio, a illudersi di sconfiggerla sodomizzando le figurine passive della pornografia virtuale oppure, per i più arditi, facendosi inculare davvero e fino in fondo da qualche transessuale. Non a caso questi “nuovi” corpi imperversano nel nostro mondo femministizzato, mentre qui non durerebbero mezza giornata o finirebbero, loro malgrado, in qualche circo ambulante insieme alla donna barbuta, l’uomo serpente e -appunto- la donna cazzone... opss... cannone, volevo dire cannone.

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Sono qui raccolti, in forma narrativa, i viaggi di Massimo Silvano Galli alla scoperta di questo e altri mondi con le sue strane forme di vita e civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima.