Domani tornerò a Istanbull, via mare. Un traghetto, a pochi chilometri da qui (a Yalova, per la precisione), che fa la spola con la grande metropoli ottomana e, in poco più di due ore riattraversa il Bosforo, mi farà costeggiare nuovamente le sue rinomate coste, poi un aereo mi riconsegnerà alla terra natia.
Fine del girotondo, insomma, ma senza che, come si diceva da bambini, caschi il mondo e nemmeno la terra. Riprenderemo semplicemente i nostri vecchi ritmi aspettando che l’inverno ci inghiotta, insomma: inizia un altro viaggio, certo più consono e tra cose e volti conosciuti, ma non meno foriero di scoperte e di attese.
Il viaggio è uno stato della mente e, se sei un viaggiatore, sei sempre in viaggio. Per carità, prendere un biplano e atterrare in mezzo a una mandria di elefanti imbizzarriti aiuta, ma mai quanto la capacità di costruire, per te e la tua psiche, non solo quello che vedi ma, anzitutto e soprattutto, quello che immagini di vedere. Salgari docet.