I più insopportabili sono i gruppi dotati di guida, peggio se istrionica e saccente. Questa, approfittando del nutrito numero di spettatori, fino anche a centocinquanta, allestisce il suo show personale e, davanti a qualsiasi stronzata, tiene almeno mezz'ora di banco con le sue battute e i suoi aneddoti.
Se hai la sfortuna di incapparvi, poche sono le cose che puoi fare: passare oltre, ma allora potevi anche startene a casa; cercare di fendere la ressa munito di sfollagente e, se non basta, di gas lacrimogeni; chiedere alla tipetta che si sta davanti di spostarsi o di togliersi le mutande, perché, insomma, con quello che hai pagato (altre 25 lire) qualcosa la vuoi pur vedere; oppure, al limite, ultima possibilità: fermarti a cercare di capire cosa cazzo avrà mai di così interessante da dire ‘sto tizio che da venticinque minuti chiacchiera e chiacchiera di fronte a tre sassi impilati che un tempo furono una fontana, ma in questo caso dovresti conoscere lo swahili, lingua in cui solitamente parla la guida; difficile tu possa incontrarne una che parli un inglese a te comprensibile o, chessò, spagnolo, figuriamoci italiano. Se, infine, come me, hai la sfortuna di incappare nel giorno in cui le navi crociera sbarcano migliaia di natanti, allora ti conviene rinunciare, davvero non ce la potresti fare.
Risultato: di Efeso riesco a vedere la biblioteca di Celso e il Teatro, giusto perché è difficile celare tanta imponenza. Per il resto: molti cappellini colorati, calve teste col bandana, improbabili magliette con scritte che vogliono essere simpatiche, ombrellini parasole e schiene, tante schiene di questa umanità viaggiante.
Comunque, quel che conta, è mettere un altro segno di spunta sul mappamondo del mio già visto e avere un Efeso da spendere con amici e parenti quando la conversazione langue e non c’è proprio più niente da dire.
E adesso via, si riparte...
E adesso via, si riparte...